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Un’errore aumentare l’IVA su Hotel e Ristoranti

Un’errore aumentare l’IVA su Hotel e Ristoranti

Da giorni si susseguono dichiarazioni di esponenti del Governo relative ad un possibile aumento dell’IVA per hotel e ristoranti, nell’ambito di una revisione generale delle imposte dirette e indirette.

"La possibilità di un aumento dell’IVA in un settore come quello del turismo, centrale per l’economia italiana, non può che suscitare allarme e perplessità tra le imprese del settore” – dichiara il Segretario Generale di FederTerziario Alessandro Franco. “L’attenzione al bilancio e ai conti dello Stato è una cosa giusta, tuttavia, soprattutto in questa fase storica, noi riteniamo che possa essere più remunerativo sostenere e non penalizzare il sistema produttivo italiano. Come Federterziario, quindi, riteniamo che sia più opportuno e utile elaborare e lanciare un Piano Economico per il Turismo, che costituisce, sia in termini di PIL che di dati occupazionali, un settore produttivo strategico per l’intero sistema Paese.”

A conferma di quanto appena sottolineato, è sufficiente notare come negli ultimi anni il Dipartimento del Turismo ha cambiato più volte collocazione passando dalla Presidenza del Consiglio a quella dei Beni Culturali, ed infine alle Politiche Agricole, con l’ovvia conseguenza che tali continui cambiamenti hanno reso più difficile approntare a adottare politiche in grado di supportare le imprese ad affrontare le nuove sfide della globalizzazione e le ataviche criticità del settore (dai cambiamenti climatici che ormai annualmente incidono sulle stagioni turistiche, alle pandemie, alle debolezze infrastrutturali, alla scarsa manutenzione e tutela dei territori e delle acque).“

FederTerziario – continua il Segretario Generale Alessandro Franco, ritiene fondamentale che le azioni di governo puntino sulla creazione di sistemi di interscambio tra imprese e tra imprese e territori e soprattutto su una riqualificazione delle professionalità del settore turistico che colmi, anche grazie a percorsi formativi mirati, il gap linguistico e digitale che spesso caratterizza le piccole e medie imprese”.

 

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